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compagniateatralesalsula
| domenica 23 settembre 2012 |
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Nell’anno
2006, la Compagnia Teatrale Salsula porta avanti l’esperienza della
rivalutazione del dialetto salzese e irpino e delle tradizioni della propria
terra di origine con una nuova opera
originale in dialetto.
- ‘Nciuliniello -
di Gerardo Coluccini
Si
tratta di ’ ‘Nciuliniello” , dramma in tre atti di ambientazione salzese.
Siamo
agli inizi degli anni ‘Venti, il fascismo consolida il proprio regime, sullo
sfondo la società rurale dell’Italia Meridionale. L’opera è ambientata, come si
diceva, a Salza Irpina ma il teatro avrebbe potuto essere qualunque altro in
quanto la specificità salzese è unicamente quella che vive nell’immaginario del
protagonista, ‘Nciuliniello/Don Angilo.
Egli
è una figura frequente in quegli anni e in quelli a venire, l’emigrante di
ritorno, partito in cerca di fortuna e finalmente di nuovo nel proprio paese.
Agli
occhi della sua gente, egli è un uomo fortunato. Ha realizzato il suo sogno, è
ricco e rispettato, ha una famiglia in apparenza irreprensibile, è stimato ed
apprezzato per la generosità che dimostra alla sua gente.
Tutt’altro
scenario nei meandri della sua anima, lacerata da un distacco che avrebbe
dovuto essere solamente temporaneo e che invece segna la sua esistenza in
maniera indelebile. Egli sente la sua vita come spezzata irrimediabilmente in
due tronconi, quasi due monadi in perenne conflitto, ciascuna contraddistinta
finanche da appallativi diversi: ‘Nciuniello e Don Angilo, a testimoniare la
divaricazione drammatica che vive nell’animo del protagonista.
La
sua essenza più autentica si è perduta in un tempo ormai lontano ed egli non ha
avuto la forza di opporsi al fiume degli eventi che affatica il mondo: la vita
lo ha condotto altrove, in una dimensione altra in cui non si riconosce.
Il
ritorno alla realtà primigenia, in cui ha vissuto gli anni della vita ingenua,
non gratifica il protagonista. Del resto, egli è cosciente dell’ineluttabile
progredire degli eventi, il quale non concede la possibilità di regressioni
salvifiche. Tuttavia, non riesce a
resistere al desiderio di rivedere i luoghi, le persone, le abitudini che gli
furono compagne nel tempo rimpianto.
Il
ritorno, allora, nell’acuire la consapevolezza della sua vita incompiuta,
costituisce l’occasione – in fondo attesa – per l’operazione più dolorosa e per
questo sempre fuggita: un bilancio della sua esistenza che egli traccia con
severità spietata, e che lo porta quasi per mano all’epilogo drammatico e
all’amara riflessione finale, confessata all’amico di sempre, che costituisce,
in realtà, un dialogo con la propria coscienza di uomo sconfitto, che pure ha
conservato in sé un mondo di valori sentiti e vissuti con profondo sentimento.
L’autore
ha cercato consapevolmente di
alleggerire la drammaticità del tema con passaggi umoristici che si inseriscono
nella linea narrativa senza risultare mere giustapposizioni.
L’opera
è quella che, probabilmente, ha dato le maggiori soddisfazioni alla compagnia.
Rappresentata a più riprese ed in diversi contesti territoriali, ha sempre
rivelato una grande capacità di coinvolgimento emotivo del pubblico, risultando
sempre di notevole gradimento.
Vengono riportati, qui di seguito, i
personaggi e gli attori interpreti. Per
taluni ruoli, la presenza di una plurimità di attori evidenzia che gli stessi
si sono alternati in occasione dei diversi spettacoli.
Nciuliniello/Don Angilo: Sabino
M. Balestrieri
Caterina, Annarella: Anna Buonagurio
Maria: Elisa
Petrarca, Maria C. Cella
Vicienzo: Stanislao
D’Andrea
Antonio: Virginio
De Maio, Alessandro Picariello
Alfonso: Domenico
Petrarca
Don Vittorio, podestà: Domenico
Della Porta, Angelo Lepore
Don Saverio, arciprete: Alfonso
Mazzariello, Mario Piccirillo,
Gianluca Gaeta
Don Peppo, medico: Gerardo
Coluccini
Antonietta: Maria
Cella, Elisa Petrarca
Carmelina: Clara
Balestrieri, Marcella Balestrieri
Regia: Gerardo Coluccini
Scenografia: Sabino Marcello Balestrieri
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