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compagniateatralesalsula
| domenica 23 settembre 2012 |
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- Questi fantasmi -
di Eduardo De Filippo
Nel
corso del 2008, la compagnia teatrale Salsula porta in scena, “Questi
fantasmi” di Eduardo De Filippo. E’stata, indubbiamente, una sfida
impegnativa quella affrontata mettendo mano alla messa in scena dell’opera. Si
tratta di uno dei capolavori del grande drammaturgo napoletano, certamente non
uno dei più noti al grande pubblico ma, senza alcun dubbio, tra i più densi di
vibrante umanità, un’opera nella quale Eduardo vuole suggerire l’approfondita
riflessione sulla debolezza della natura umana, sulle difficoltà, i compromessi
ai quali la vita, spesso, obbliga i suoi protagonisti, quasi come su un immenso
palcoscenico, sul quale, quotidianamente, ognuno di noi vive il suo personale
dramma. Una sfida difficile, dicevamo, per molti motivi. Innanzitutto, per la
complessità del tema centrale: l’uomo di fronte al dilemma tra l’accettazione
della realtà e la creazione dell’apparenza, tra la crudezza, la meschinità del
suo vivere quotidiano e il suo irriducibile istinto a voler credere in una
realtà parallela, quella delle sue speranze, delle sue illusioni, quasi in una
schizofrenica divaricazione della propria personalità. Una contraddizione che,
ad onta delle apparenze e della nostra tendenza ad evitare, ad ogni costo, la
matura riflessione su questi temi, riguarda ognuno di noi: quante volte siamo
costretti a recitare un ruolo che non ci appartiene, quante volte
deliberatamente indossiamo una maschera e, per comodità, convenienza,
vigliaccheria, nascondiamo la nostra vera natura, quanti infingimenti nel
nostro vivere quotidiano. Il protagonista del dramma porta alle estreme
conseguenze questa contraddizione, giungendo a creare una propria realtà
virtuale, nella quale crede o finge di credere (il dubbio rimarrà, ovviamente,
irrisolto, ad ognuno la risposta) per evitare di confrontarsi con la propria
vita alla deriva, con il suo matrimonio fallito, con il suo naufragio umano. Un
tema, dunque, arduo, nel quale i momenti di pura comicità sono alquanto rari,
predominandovi un umorismo amaro, consapevolmente ed empaticamente partecipe
delle miserie che, talvolta, segnano la condizione umana. Non a caso, raramente
capita di vedere una compagnia amatoriale alle prese con quest’opera, laddove
il repertorio eduardiano risulta tra i più popolari e frequentati anche da
teatranti alle prime armi. Altre difficoltà, di non lieve momento, sono state
originate da aspetti di tipo tecnico, attinenti all’adattamento della
scenografia alle specifiche situazioni recitative e al particolare rilievo che
rivestono l’impianto luci e gli effetti sonori ed al conseguente loro
assemblaggio con la parte più strettamente interpretativa. Ciononostante, la
compagnia riesce a confezionare uno spettacolo riuscito: la scenografia – bella
e imponente – le luci, gli effetti sonori, la recitazione colgono nel segno e
il pubblico ben recepisce il messaggio: non vi è la ricerca della risata e del divertimento purchessia bensì predomina un
atteggiamento raccolto e composto, lo sforzo di cogliere, tra le pieghe delle
vicende di Pasquale Lojacono e degli altri protagonisti, il profondo messaggio
di umanità che Eduardo ha voluto consegnare alla nostra riflessione.
Vengono riportati, qui di seguito, i
personaggi e gli attori interpreti.
Pasquale Lojacono (anima in pena) Sabino
Balestrieri
Maria, sua moglie (anima perduta) Elisa
Petrarca
Raffaele, portiere (anima nera) Stanislao D’Andrea
Gastone Califano (anima libera) Mario Piccirillo
Alfredo Marigliano, (anima irrequieta)
Virginio De Maio
Armida, sua moglie (anima triste) Anna Buonagurio
Silvia e Luisella (loro figlie, anime
innocenti) Clara Balestrieri
Marcella Balestrieri
Carmela (anima dannata) Maria Cella
Due facchini (anime condannate) Domenico Petrarca
Gerardo Coluccini
Saverio Califano , maestro di musica
(anima inutile) Gerardo
Coluccini
Il professor Santanna (anima utile, ma non
compare mai)
Regia: Gerardo Coluccini
Scenografia: Sabino Balestrieri
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